top of page
Cerca

Un infinito rimbalzo

Quartiere Delta

“Chiudo gli occhi, ci penso e ci ripenso sento palloni di tutte le forme, sia piccoli che grandi e i materiali, di spugna, di cuoio e di plastica che vanno da una parte e dall’altra; i primi ricordi sono proprio questi, un me piccolo in cameretta che si accinge a praticare tutti gli sport possibili e immaginabili.

Non riuscivo a trovare un momento nitido nella mia infanzia che mi avesse fatto cominciare ad amare questo sport, un evento singolo in cui è nata la mia passione, poi tutto è diventato più chiaro. La passione per questo sport è insita nella mia famiglia sin dal giorno zero, grazie a mio babbo e mio zio che, col tempo e con l’esperienza, mi hanno fatto un passo alla volta avvicinare al basket.


Ricordo chiaramente le giornate ai giardini di Campo di Marte, dove già a 3 anni con la mia mini palla dei Chicago Bulls tentavo di tirare a un canestro irraggiungibile (questo è rimasto pressoché uguale fino ad oggi); ricordo benissimo ancora oggi la gioia mista alla frustrazione di quei primi tiri.


Ricordo chiaramente il giorno in cui ricevetti quella mini palla. I miei genitori me la regalarono per il mio terzo compleanno. Era nera con il logo del toro rosso stampato sopra, e nonostante non sapessi a quale squadra appartenesse, ne conoscessi ai tempi le gesta di Jordan e compagni, mi innamorai immediatamente di quel simbolo fiero e potente. Da quel giorno, quella palla non mi abbandonò più. La portavo con me in tutti i giardini di Firenze, la facevo rimbalzare sulle strade, nei parchi, ovunque andassi. Era diventata una parte di me, un piccolo pezzo del mio mondo che andava su e giù ovunque.


Mio babbo non ha mai influenzato la mia scelta, dopo tentativi scellerati nel calcio e nel tennis, dove non mi trovavo per niente a mio agio, fui io a richiedere il basket, mi tuffai in una palestra con il parquet (che quasi mi ricordava casa mia) e piano piano, partendo dal minibasket, ho trovato amici e compagni, anche di squadra certo ma soprattutto di vita.


Devo la maggior parte dei miei ricordi a questo sport, sono cresciuto in una famiglia di sportivi: mia sorella era una pallavolista, mia madre giocava a pallamano, mio padre e mio zio cestisti da sempre. Forse è per questo che la pallacanestro non è mai stata solo un gioco per me, ma un legame profondo con le persone che amo.


Oggi, quando prendo in mano una palla da basket, non sento solo il contatto della gomma contro la pelle, ma anche tutte quelle sensazioni e quei ricordi che mi hanno portato fin qui; ogni volta che entro in campo, non sono mai solo: porto con me un pezzo della mia famiglia e della mia infanzia, unito in un unico, infinito, rimbalzo.”





280 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
DOMARE IL GORILLA

DOMARE IL GORILLA

Comments


bottom of page